“O
potente Guerriera, Brigantia dona a noi la forza dell’Orso, la saggezza e la vista acuta della Civetta e l'energia della tua
fiamma per lottare e vincere! Donaci il Tuo scudo, che dà protezione e riparo
dai colpi dei nostri nemici, affinché essi non ci colpiscano! Fai che la Terra
cada sotto i passi dei malvagi, per essere solida roccia sotto i nostri, che il
nostro passo sia saldo e sicuro, poiché Tu ci fai dono dell’invulnerabilità!
Che i nostri figli crescano con la Tua benedizione, protetti dal tuo caldo
manto! Che Tu sia sempre al nostro fianco nelle battaglie della vita, che il
Tuo splendore ci guidi tra le insidie dell’oscurità, nelle fredde notti,
affinché il Tuo ardore ci possa riscaldare! Così, per sempre.”
mercoledì 20 febbraio 2013
Brigantia - La Guerriera
Da un punto di vista
strettamente storico la dea insulare Brighid, le cui leggende sono tuttora vive
nella tradizione orale irlandese, viene descritta negli antichi testi come Signora della poesia e del sapere, dell'arte di guarire e dell'abilità
artigianale. Tenendo conto dei mutamenti linguistici, il nome la identifica con
Brigantï, latinizzato in Brigantia, l'esaltata, Dea tutelare della potente
tribù dei Brigantes. I Briganti erano una tribù celtica della Britannia romana (odierna Inghilterra), che abitava tra i fiumi Tyne e Humber ma erano presenti anche nell'odierna Irlanda. Potrebbero avere origini comuni con tribù di Briganti delle Alpi ed altri possibili stazionamenti vicini alle Alpi stesse. Il suo nome ricorre ampiamente in denominazioni
di luoghi e fiumi, il che è assai indicativo di un culto diffuso nell'Europa
occidentale. E' assai probabile che Brighid-Brigantï sia da equiparare alla
Minerva gallica descritta da Cesare. Brigantia è la seconda manifestazione di Brighid che incontriamo idealmente lungo la ruota dell'anno, la detentrice del fuoco creativo, la sua energia è davvero molto forte. Lei è come una freccia di fuoco, pronta a lasciare
l'arco, è una Dea guerriera, protettrice del focolare e del processo creativo e rappresenta la Sovrana della Terra Sacra. Brigantia, o Briga, è la Terra nella sua piena fioritura, è il grido di gioia ed energia del ritorno del sole e della stagione calda. Lei presiede alla crescita e alla fertilità, spinge tutte le cose viventi alla procreazione mentale e fisica, nella gioiosa danza della vita. Nella stagione calda, Brigantia garantisce l'armonia e l'equilibrio della
Terra. I fili del suo mantello, che collegano tutte le cose nella Rete della
Vita, sono ora pieni di potenza e sono di un verde vibrante. Noi dobbiamo imparare a procedere con cautela sul suo corpo, e trattare il suo
mantello con rispetto. Lei ci insegna a rivendicare la Sovranità sulla nostra vita, riprendendone il controllo per realizzare i nostri sogni creativi, Ella ci insegna quindi a ripristinare il nostro potere e a smettere di affidare ad altri decisioni che spettano a noi. Ci insegna a diventare guerrieri, a lottare per ciò in cui crediamo, a essere attori delle nostre vite e non spettatori, ad essere attivi e mai passivi, ad essere noi stessi pienamente, senza finzione alcuna. Lei spezza tutte le nostre catene, fa cadere le maschere e ci rende liberi e forti. Il suo fuoco creativo è quello della fucina, ci aiuta a forgiare la nostra vita così come la vogliamo. E' una guida, sostiene i nostri sforzi e ci aiuta a prosperare.
mercoledì 13 febbraio 2013
Invocazione a Brighid
Io adoro questa invocazione, la uso spesso, essendo una delle mie preferite, la lessi tempo fa su un sito che purtroppo non sono più riuscita a ritrovare, l'autrice è Patty DamadiAvalon, complimenti a lei per questo dono di profonda ispirazione.
Brigid,
Bianca Fanciulla, il tuo Fuoco è il Fuoco in me
La
tua Luce è la mia Luce
Le
tue Sorgenti sono le mie Sorgenti
Brigid,
Grande Dea dei Guaritori, il tuo Fuoco è la mia Guarigione
Grande
Dea dei Bardi, il tuo Fuoco è la mia Poesia
Grande
Dea dei Fabbri, il tuo Fuoco è la mia Arte
Brigid
del Sacro Pozzo
Dalle
tue mani 3 fiammelle e 3 doni:
Creazione,
Ispirazione e Saggezza
Brigid,
Grande Dea della Luce degli Inizi
Dalle
coltri ghiacciate, i tuoi candidi fiori
Dalla
tua Primavera nell’Inverno, la Primavera nel mio cuore infreddolito
Brigid,
Signora delle Sorgenti
Vita
e Guarigione che sgorgano dal Tuo ventre
Le
tue Sorgenti sono la mia Purificazione
Brigid,
grande Dea della Ruota del filatoio della vita
Centro
ruotante del cosmo e del volgersi dell’anno
La
tua Ruota è il mio Destino
Brigid,
Grande Dea della Coppa
Grembo
della Dea da cui tutto proviene
La
tua Coppa è la mia Nascita
Brigid,
Grande Dea dello Specchio
Immagine
dell’Altromondo
Il
tuo Specchio è la mia Visione
Brigid,
Grande Dama del Lago e Signora del Meleto
Dalle
profondità delle tue Acque, la mia Spada
Dal
tuo Meleto, la mia Magia
Brigid,
Signora delle api
Le
tue devote Melisse
Portano
il dorato nutrimento della Consapevolezza
Brigid,
Dea del Focolare
Fa’
che trovi la mia Casa
Benedicila
con passi di Cigno
Brigid,
Dea del nutrimento materno
Che
sostenti gli agnelli giocosi e doni prosperità agli agricoltori operosi
Fai
germogliare la Fanciullezza della mia Anima e il Benessere del mio corpo
materiale
Brigid,
Dea delle argentee betulle
Purificatrici
e protettrici del sonno dei bimbi
Spazza
via dalla mia vita ogni negatività e donami sogni incantati
Brigid,
Signora dalle vesti eteree
Che
cammini nelle silenziose lande vergini lasciando cadere i tuoi semi
Traccia
il mio Sentiero guidandomi verso il tuo Splendore
Brigid,
Grande Tessitrice nel Telaio di Madre Natura
Tu
che porti gioia dov’è tristezza
Mostrami
sempre il modo per ricominciare
Brigid,
Dea della Tradizione
Aiutami
a comprendere l’Arte Sacra dei racconti antichi
Memoria
ancestrale, magia e riti dei figli della tua Terra
Brigid,
Dea della pace
Porta
armonia dov’è conflitto
Fa
che le mie Strade scorrano parallele senza urtarsi
Brigid,
Signora dell’Alba
Fa
che oda sempre il canto del Gallo
Che
fuga le Ombre e richiama al Sacro Risveglio le anime assopite
Brigid,
dea Belisama, la brillante fondatrice di città
Proteggi
sempre il mio luogo natìo
Splendendo
Alta nel Cielo e scorrendo nei Mondi Sotterranei
-Patty DamadiAvalon-
-Patty DamadiAvalon-
martedì 5 febbraio 2013
Le origini pagane del Carnevale
Il
Carnevale è l'adattamento cristiano di antiche usanze pagane quali
le feste greche di impronta dionisiaca (feste in onore di Dionisio, dio
greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed
esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge); i
lupercali (riti di purificazione del 15 febbraio celebrati dai sacerdoti
"luperci") e i saturnali (festa popolare dell'antica Roma in onore di
Saturno che nel periodo di svolgimento, tra il 17 e il 23 dicembre, annullava
le barriere servili e sociali). Durante i sette giorni di festeggiamenti in
onore di Saturno si conducevano per la città carri festosi tirati da animali
bizzarramente bardati ed il popolo si riuniva in grandi tavolate, a cui
partecipavano persone di diverse condizioni sociali prive di barriere e si
mangiava tra lazzi e danze. La gioia sfrenata era il mezzo usato per favorire un
raccolto abbondante ed un periodo di benessere e felicità.
Ma le
origini del carnevale vanno ricercate ancora più indietro, in antichi riti
legati al rapporto tra uomo e terra, nel periodo in cui i lavori della terra
subivano un arresto e la vita sociale si intensificava. Le prime manifestazioni
del carnevale nel mondo risalgono a 4000 anni fa. Gli Egizi furono i primi ad
ufficializzare una tradizione carnevalesca, con feste, riti e pubbliche
manifestazioni in onore della dea Iside, che presiedeva alla fertilità dei
campi e simboleggiava il perpetuo rinnovarsi della vita. Ancor prima, secondo
alcuni studiosi, in certi rituali agresti dell’antichità, 10.000 anni a.C., uomini e donne usavano dipingersi il viso e il corpo, lasciandosi
trasportare dalla danza e dai festeggiamenti. L'uso della maschera che ride era
legato alla credenza che la risata, anche se non reale, allontanasse gli
spiriti maligni e che con il volto coperto l'uomo, non più legato alla propria
umanità, potesse lasciarsi andare ad atti e comportamenti solitamente inusuali
o mal tollerati. L'abbandonarsi ad estreme licenze sessuali potrebbe essere
riportato agli antichi riti propiziatori che prevedevano l'unione dei corpi
sulla nuda terra come omaggio alla Madre Terra, riti radicati soprattutto tra i
popoli Celti.
Rimane
ancora incerta la radice etimologica del Carnevale: c'è chi la farebbe risalire
al "carrus navalis", carri a forma di nave usati a Roma nelle
processioni di purificazione; mentre qualcun altro sostiene che la sua origine
sia dovuta alla frase latina "carnem levare", a causa di una
tradizione medioevale nella quale veniva bandito il consumo della carne dalla
dieta. Pertanto veniva allestito un banchetto di "addio alla carne",
proprio la sera precedente del mercoledì delle Ceneri, saziandosi fino alla
nausea prima dei digiuni quaresimali.
Dal Quattrocento,
il Carnevale sostenne una serie di attacchi repressivi dai moralizzatori
dell'epoca. Essi infatti giudicavano troppo "pagani" i
riti, i festeggiamenti ed i banchetti che si svolgevano in quel periodo. Erano
mal tollerate anche le sagre popolari, talune venivano considerate alquanto
rozze, come la festa"dell'asino" e quella
dei "folli", con stravaganze oltre ogni accettabile misura per
l'epoca.
Nonostante
ciò, tale ricorrenza ha continuato sempre a dar vita a nuove forme celebrative,
come i combattimenti tra classi diverse di cittadini, o fra circoscrizioni a
colpi di sassi e bastoni, da cui se ne deduce l'uso degli attuali manganelli in
plastica. Altro modo di manifestare, furono le lotte rituali tra rioni e
quartieri di una stessa città, che ritroviamo tutt'oggi nella battaglia
delle arance di Ivrea (o tra cittadine diverse). Altra usanza era ed
è ancora l'albero della cuccagna un gioco popolare i cui partecipanti
devono cercare di prendere dei premi posti in cima ad un palo (in genere i
premi sono prosciutti o altri generi alimentari). Solitamente il palo viene
ricoperto di grasso o altra sostanza che renda difficile l'arrampicata da parte
dei concorrenti. L'albero della cuccagna probabilmente è quanto resta
dell'arcaico albero sacro di maggio, spogliato di ogni magia e di ogni
significato sacrale, e ridotto a un gioco di destrezza.
La
conclusione del carnevale, fino a qualche decennio fa, e ancora oggi in
molte zone d'Italia, era violenta e tragica, racchiusa nel rogo del simulacro
del carnevale stesso, usanza risalente ai riti propiziatori di origine
contadina, ben augurali per la fecondità della terra, dove il rogo era il
passaggio dalla morte alla vita; le ceneri ottenute per mezzo del rogo erano
poi seppellite, come fecondo concime sacro per la terra. In altri luoghi il
rogo era sostituito da un processo, condanna, morte e funerale del fantoccio
del Carnevale che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di un
auspicato mondo di "cuccagna", sia il capro espiatorio dei
mali dell'anno passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al
periodo degli sfrenati festeggiamenti e costituiva un augurio per il nuovo anno
in corso. Usanza che è lo specchio dell'immolazione reale umana prima,
animale poi, donata alla Madre Terra per poterne ricevere i frutti
all'imminente primavera. La chiesa ha trasferito tutto ciò nel simbolo del
Mercoledì delle Ceneri dove la cenere dell'ulivo pasquale dell'anno precedente,
cosparso sulla fronte del fedele lo accompagna nel percorso di rinnovamento, di
rinascita della Quaresima. Nelle varie manifestazioni carnevalesche è
possibile individuare un denominatore comune: la propiziazione e il
rinnovamento della fecondità, in particolare della terra, attraverso
l'esorcismo della morte. Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e
alcuni costumi del carnevale è evidente, anche se ignorato dai più. Quindi
il Carnevale rappresenta ciò che resta di antichi riti propiziatori
primaverili, in cui si fondono e sono riconoscibili elementi legati al
solstizio di primavera (Ostara) e alla Festa di Maggio (Beltane) con il suo
palo della cuccagna, la sfrenatezza, l'allegria, i simboli di fertilità, il
falò del fantoccio, le maschere, i balli, gli scherzi e l'elezione delle
maschere più belle, di un re e di una regina della festa.
lunedì 4 febbraio 2013
Santa Lucia
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c'entri Santa Lucia con Brigida, bene, leggendo le tradizioni legate al suo culto non si può non notare una certa somiglianza con il culto della Dea/Santa Brighid, diffuso in passato ampiamente in molte zone del nord Europa. C’è
qualcosa di pagano dietro un culto cristiano. Un’eco lontana legata ai ritmi
eterni della vita dei campi, regolata dalla cadenza eterna delle stagioni. Santa
Lucia, martire cristiana del Quarto Secolo, ha nel nome (e nella data della
festa nel calendario) l’origine stessa del suo culto, che nulla ha a che fare
con la storia vera della sua vicenda, ma la cui radice ci riporta al legame della Santa con la Luce. Eppure, diciassette secoli dopo la sua
morte, Santa Lucia, siciliana, martirizzata a Siracusa, è uno dei simboli della
spiritualità del Nord. La sua festa, lungo tutto l’asse della via Emilia, da
Lodi fino alla Romagna, è legata alle brume di dicembre, ai giorni di ferma
dell’agricoltura, alle fiere, all’anticipo del Natale per i bambini. Lodi,
lontana in questo dalla tradizione della diocesi milanese, più vicina alle
comunità che vivono attorno al Po, ne fa il giorno di festa che anticipa il
Natale. In passato non si attendevano regali né da Babbo Natale, né dalla
Befana, né, tanto meno, da San Nicolao: era Lucia la santa che portava i doni
ai bambini, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre: e siccome arrivava su un
asinello, bisognava lasciare sulla tavola apparecchiata un po’ di cibo per lei
e un po’ di fieno per il suo mezzo di trasporto.
La
leggenda del suo martirio sotto l’impero di Diocleziano ha dell’incredibile,
come un po’ tutte le leggende dei martiri di allora: torturata in molteplici
modi dai suoi carnefici e poi trafitta alla gola con una spada, riuscì comunque
a tenere un lungo discorso edificante prima di morire. La morte, stando alla
tradizione, avvenne per decapitazione. Eppure, nei quadri, nelle immagini che
ritraggono Santa Lucia nelle chiese di ogni parte d’Italia, immancabile è la
rappresentazione della santa con gli occhi sul piatto, su un ramo o nelle mani.
Quasi a identificare come spesso accade il crudele supplizio cui la martire
sarebbe stata sottoposta. Ma non esiste traccia di questo speciale e cruento
martirio prima del Rinascimento. Probabilmente, l’unica cosa che unisce Santa
Lucia, protettrice della vista, agli occhi è il nome stesso. Lucia, come
protettrice della luce degli occhi. Come spesso accade per le festività
religiose, anche quella dedicata a Santa Lucia, nei secoli, ha sopperito alla
necessità del cattolicesimo, trasformato in religione dominante, dopo l’editto
di Milano, sempre nel Quarto Secolo dopo Cristo, di soppiantare le festività
pagane nel cuore e nelle abitudini del popolo. Ma ciò che più interessa è che
la sua festa cada il 13 dicembre, in prossimità del solstizio d’inverno: ossia
nel periodo in cui la durata della luce diurna è la più breve dell’anno, dopo
di che ritorna a crescere e rifiorisce la vita. Il cristianesimo emergente, che
tentava d’imporsi anche assorbendo nel suo culto tradizioni e festività pagane,
associò questa santa alla luce (che ricorda la Dea Lucina) e ne fece un simbolo
della Grazia illuminante: il Sole, che era stato la divinità di molte religioni
pagane, trapassava nella nuova simbologia cristiana. Tanto che Dante,
nella Commedia, immaginò che fosse proprio Lucia, “nemica di
ciascun crudele”, a inviargli Beatrice per guidarlo nel viaggio salvifico nei
mondi d’oltretomba e per strapparlo alla “selva selvaggia” delle passioni
terrene. Così, nel cuore dell’inverno, il giorno di Santa Lucia era
anticipo, promessa della primavera che sarebbe sbocciata solo molti mesi più
tardi. è qui che nasce la tradizione della veglia, oggi trasformata in notte
bianca. Con l’introduzione del calendario moderno, il solstizio cade dieci
giorni più tardi. A pochi giorni dal Natale, festa anche per i pagani, che
dedicarono il 25 dicembre al culto del dio Sole.
1573 NP
St Lucia 1573 NP St Lucia ©Monte Gerlach 2004
La luce,
insomma, tra gli archetipi prodotti spontaneamente dall’immaginario umano, è da
sempre simbolo di vita e di bene, in contrapposizione al buio cui si associano
la morte e il male. Il giorno
di Santa Lucia è una delle feste più sentite in Svezia. Infatti all’alba del 13
dicembre, migliaia di bambine con una veste bianca, una candela accesa in mano
e una coroncina di candele in testa, illuminano il buio inverno
svedese. Le processioni sono guidate da una bambina che impersona
Lucia seguita da damigelle e paggetti che indossano vesti bianche e
cappelli con stelle dorate. Il corteo è chiuso da bambini vestiti come
folletti. È una scena adorabile, con i bambini che cantano canzoni
tradizionali natalizie e illuminano l’oscurità con le loro candele. Lucia e le
sue damigelle donano brioche allo zafferano e biscotti allo zenzero agli
spettatori. Allo stesso modo, la notte di Imbolc, delle fanciulle vestite di bianco con una corona di candele sul capo passavano di casa in casa in processione, facendo le veci della Dea, per portare benedizioni e per riaccendere il fuoco del focolare, spento precedentemente dalle anziane della famiglia per permettere a Lei di riportare la Luce nel freddo inverno. A lei venivano fatte offerte e pronunciate formule di rito.
Per
tradizione si credeva che in questa notte (il 13 dicembre) gli spiriti maligni circolassero
liberamente per le strade ed era usanza rifugiarsi in casa con tutta la
famiglia e restare svegli tutta la notte, illuminando la casa con candele e il
fuoco del camino, per tenere lontane le tenebre e i suoi spiriti. Piano piano
la tradizione pagana si è mescolata con il martiro di Santa Lucia a Siracusa, e
dal 1600 si mantiene la usanza di vestire una donna con vesti bianche e con una
corona di candele sui capelli per scacciare il male. Dal 1800 la
tradizione di Santa Lucia si diffuse in tutto il Paese.
DETTO
TUTTO QUESTO SANTA LUCIA CHI VI RICORDA??? ;)
sabato 2 febbraio 2013
I Bucaneve di Brighid
Buongiorno :D passato un felice Imbolc? Oggi l'aria è molto calda, ma il tempo non è dei migliori, si preannuncia pioggia, ciò vuol dire che c'è ancora un bel pezzo di inverno ad attenderci :) Ad ogni modo, siccome i festeggiamenti per Imbolc ancora non sono terminati, oggi preparerò i miei biscottini speciali per il cerchio di condivisione di domani...ricetta creata appositamente per Brighid, sono deliziosi :3
Ingredienti:
3 tuorli sodi
125 g di farina
125 g di fecola di patate
1 cucchiaio abbondante di farina di
mandorle
1 bicchierino di sambuca
150 g di burro
75 g di miele, o zucchero a velo
1 pizzico di sale
1 puntina di cannella
zucchero a velo vanigliato per spolverare
mandorle tostate per decorare
Sgusciate le uova separando i tuorli dagli
albumi. Schiacciate i tuorli, aggiungete la farina 00, la fecola e la farina di
mandorle. Unite il burro, la sambuca e impastare. Aggiungete il miele o lo zucchero
a velo, la cannella, il sale e impastate ancora. Fate riposare l'impasto
avvolto nella pellicola. Stendete poi la pasta con il mattarello, ritagliate
dei fiorellini con la formina, oppure potreste dargli la forma di un triskell.
Decorate con le mandorle tostate se volete. Cuocete in forno a 180° per 15/20
minuti. Spolverizzate con lo zucchero a velo.
N.B. Gli ingredienti di questa ricetta non
sono scelti a caso: le uova, il burro, la vaniglia e le mandorle hanno poteri
di guarigione e spiritualità. Il miele è un ingrediente utilizzato per la
purificazione e la salute, ma anche per la saggezza e la spiritualità. La
cannella e la sambuca offrono protezione e guarigione. Tutto ciò rende questi
biscotti ideali per la celebrazione di Imbolc, o come offerta a Brighid.
Ricetta estratta dal mio ebook "Il ricettario della Strega in cucina"
venerdì 1 febbraio 2013
L'altare per Brighid
L'altare
dove raccogliervi in meditazione per svolgere le vostre devozioni alla Dea, può
essere fisso, oppure mobile, in base alle vostre possibilità. Basta un piccolo
masso, un tavolino o un bauletto da allestire. Orientatelo verso Est, se
possibile, ricopritelo con un telo bianco/argentato, o verde/oro, un oggetto che rappresenti la Dea
(una statuetta, un disegno, o anche una bambola di grano), un piatto per le
offerte, un braciere per l'incenso, una candela per la Dea (bianca, o
argentata, verde, rossa, nera da cambiare in base alla stagione), il calderone, o una ciotola che rappresenti il pozzo sacro, pieno di acqua di fonte consacrata, una candela che rappresenti la fiamma di Brighid, un triskell e
una croce di Bride. Potete anche aggiungere una bacchetta bianca o d'argento con dei campanellini in cima, uno specchio, una
spada, o l'immagine dei suoi animali sacri.
Corrispondenze:
Colori: bianco/argento, oro, rosso, verde.
Simboli: bacchetta di betulla, o salice, campanelli, pozzo, calderone, mortaio, candele, mantello verde/azzurro, spada, pinze e incudine, scudo, piuma bianca, pietre tonde, o bucate, croce a bracci uguali, bambolina di paglia, scopa, triskell, specchio, luna, spirale, labirinto, awen, calice, ruota.
Pietre e metalli: diaspri, labradorite, eliotropio, rame, oro, corniola, citrino, ametista, quarzo ialino, unakite, amazzonite, sodalite, malachite.
Animali: ape, cigno, mucca, agnello, unicorno, fenice, drago/serpente, cervo bianco, lupo, civetta, orso, gallo.
Piante: sorbo, betulla, salice, sambuco, biancospino, rovo, rosa canina, trifoglio, verbena, artemisia, menta, lavanda, melissa, rosmarino, camomilla, calendula, cannella, zenzero, farfara, tarassaco, bucaneve, croco, angelica, iperico, melo, mirra, avena, quercia e nocciolo.
Offerte: latte, burro, ricotta, biscotti alla cannella e zenzero, pane irlandese, whiskey, vino rosso, miele, petali di rosa, mele, cereali, peperoncino, birra, idromele, sidro di mele.
Preparate e posizionate sull'altare l'offerta per la Dea, che può consistere anche in fiori freschi, un lavoro artigianale, o in una poesia, o inno. Le offerte alimentari vanno lasciate sull'altare e cambiate ogni tre giorni, e i resti lasciati alla terra, o al fuoco. Accendete l'incenso.
Iniziate
bagnandovi ritualmente con l'acqua del calderone/pozzo la fronte, gli occhi, il cuore, i polsi e il ventre:
"Brighid della sacra fonte, benedici e purifica la mia mente, possa essere sempre contenitore di ispirazione divina e di pensieri luminosi,
benedici e purifica i miei occhi, possano vedere sempre la luce della verità,
benedici e purifica il mio cuore, calice della tua saggezza, possa sempre essere pieno di gioia, amore e compassione,
benedici e purifica le
mie mani, possano essere sempre pronte a donare e aperte per ricevere, benedici e purifica il mio ventre, calderone di trasformazione, possa essere sempre fonte di passione, creatività e forza."
Accendete
la candela di Brighid, poi quella che rappresenta la sacra fiamma, visualizzate
mentalmente la fiamma eterna della sapienza e della protezione che arde per
sempre dentro di voi, al centro del vostro petto, mantenete sempre vivo questo
fuoco, diventatene consapevoli.
"Il sacro fuoco di Brighid arde nel centro della terra. Dolcemente
arde il fuoco di Brighid nel grembo materno che dà la vita. Incandescente arde
il fuoco di Brighid dentro di me, nel mio ventre, nel mio cuore e nella mia testa. Possa questa fiamma ardere luminosa per proteggere, ispirare, curare e consolare i figli della Dea, i bisognosi, gli indifesi, i bambini, i coraggiosi, i sofferenti e le persone che amo."
Visualizzate l'energia della Sacra Fiamma che si espande e satura l'aria intorno a voi. Ora potete recitare preghiere o inni o semplicemente praticare meditazione e/o
predisporvi all'ascolto.
Il Bucaneve
NOME
BOTANICO: Galanthus nivalis
GENERE:
femminile
ELEMENTO:
acqua
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea che
appartiene alla famiglia delle Amarillidacee. E’ una pianta spontanea, che ha
fusto eretto fino a venti cm, le foglie lineari, nastriformi, glauche, di
colore verde bluastro si sviluppano solo nella parte basale della pianta. Il
fiore solitario ha petali bianchi con sfumature verdi all’interno. Generalmente
spuntano tra la neve a gennaio-marzo. I frutti sono costituiti da legumi
lineari e subcilindrici.
HABITAT
E COLTIVAZIONE: Si trova facilmente nei
prati umidi, negli incolti erbosi e nei boschi di latifoglie aperti dalla
pianura fino alla zona montana. I
bucaneve non amano il sole diretto quindi è meglio piantarli in zone semi – ombrose. Prediligono terreni umidi, pesanti e ricchi di
sostanze organiche. Generalmente si
accontentano dell’acqua piovana ma nei periodi siccitosi e consigliabile
annaffiarli regolarmente per favorirne la fioritura e lo sviluppo vegetativo.
I bucaneve fioriscono in inverno a partire dal mese
di gennaio.
PROPRIETA’ MAGICHE E CURIOSITA’: Il
fiore sacro a Brighid è il Bucaneve, che nasce in mezzo al gelo e che nel suo
nome richiama qualcosa di delicato, di bianco e di bellissimo. Il termine
"Bucaneve" rende proprio l'idea di ciò che questo splendido e candido
fiorellino fa per germogliare, ossia perfora la gelida neve con grande forza,
nonostante la sua delicatezza, per aprirsi alla vita. Il suo nome in inglese è
Snowdrop, “goccia di neve”. Ma più di tutto il suo nome antico era
Galanthus Nivalis, ossia “il Latte della Neve” nome che richiama un immagine
poetica: gocce di latte cadute dal seno bianchissimo della Madre delle Nevi (la
Dea nel suo aspetto ormai non più vecchio e rugoso ma vergine e bellissimo,
fertile, dolce promessa di una primavera tiepida e colorata) e germogliate
diventando questa delicata ma tenace piantina in fiore. Il Bucaneve è chiamato
anche Lacrima Bianca, Stella del Mattino, Fior di neve e Galantino, è
indubbiamente associato alla rinascita e alla purezza e speranza. Un proverbio
dice " 'Basta raccogliere un fiore di bucaneve nella prima notte di luna
dopo la fine di gennaio per essere felici per tutto l'anno". Se poi si
vuole legare a sé per sempre la persona amata, ci si deve recare di prima
mattina lungo la riva di un fosso a cogliere dei bucaneve appena spuntati e
ancora freddi di brina. Poi se ne getta il mazzolino nell'acqua pronunciando il
nome dell'amato, o amata, e tenendo gli occhi chiusi: se la corrente trascinerà
lontano i fiori, la persona che amate riceverà miracolosamente il messaggio
restandovi per sempre fedele. Se invece tornano a riva, rassegnatevi.
Nell'Odissea di Omero è riportato che il Bucaneve era un antidoto per i veleni
della maga Circe. Nel folklore anglosassone, cogliere un bucaneve e portarlo
dentro casa porta sfortuna: si dice che esso ha l'aspetto di un corpo deposto
nel sudario e che cresce così vicino alla terra da sembrare più vicino al regno
dei morti che a quello dei viventi. Il bucaneve contiene delle sostanze
tossiche, quindi non va ingerito.
Estratto dal mio ebook "Grimorio verde - I Tesori della Terra"
Iscriviti a:
Post (Atom)