venerdì 26 aprile 2013

Arianrhod - Signora della Ruota d'Argento


Secondo il mito, era la figlia prediletta e più potente di Dana e Beli. Il suo nome significa “Ruota d’Argento” o “Madre molto prospera”.  Il suo consorte è Nwyvre ('cielo, spazio, Firmamento') ma è sopravvissuto solo di nome. Signora della Via Lattea, Dea delle stelle, della luna, della fertilità, della magia, della giustizia e della reincarnazione. Fortemente legata al mare, come la luna il suo viso è diafano e misteriosamente incantevole e la sua bellezza impareggiabile. Guardiana della ruota d’argento delle stelle, simbolo del karma, il suo compito consiste nel condurre le anime dei trapassati nel suo castello a spirale, Caer Arianrhod, o Caer Sidi, nella costellazione della Corona Boreale, o luci del nord. Ed è lì che i trapassati attendono che la ruota giri fornendo loro l’opportunità di rinascere. Arianrhod è la maestra di Caer Sidi, la Torre dell'iniziazione dell'Altromondo.  E 'stato detto che è a Caer Sidi che i poeti appresero la saggezza delle stelle. Quindi lei accompagna i morti oltre il velo, ma fa anche il percorso inverso, cioè conduce dalla morte alla vita e sin dalla nascita illumina la strada nell’oscurità, dunque rappresenta anche il coraggio di avventurarci dove non conosciamo la strada, il coraggio di andare oltre i nostri limiti. Arianrhod, quindi, è il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, che unisce tenebre e luce. Il buio è anche ciò che per noi è ignoto, l’inconscio, quanto nella nostra vita è nascosto ma presente. Lei è la torcia che fa luce in questo reame sconfinato che spesso neghiamo, o forse non riconosciamo, di avere. La sua funzione è di guida, illuminazione e libertà. Arianrhod presiede all’aurora, alle fasi lunari e a tutte le questioni femminili, alle nascite, ai matrimoni, alla fertilità e ai riti lunari ma può portare anche sterilità, carestia, fame, guerra e morte presentando il suo terrorizzante lato oscuro. Secondo i miti poteva trasformarsi in gufo, il suo animale preferito. Attraverso gli occhi del gufo, vede anche nelle tenebre del subconscio umano e dell'anima. Il gufo simboleggia la morte e rinnovamento, la saggezza, la luna, la magia, e le iniziazioni. Si dice che voli con forza per tutta la notte donando conforto e guarigione a coloro che la cercano. La sua festa cadeva il 2 dicembre, ma si invocava la sua benevolenza a ogni Luna Piena. Ella aveva tre aspetti: una fanciulla (la Luna Crescente), una madre (la Luna Piena) e una vecchia (la Luna Calante). Era la Luna nel cielo, la Madre di tutto il creato sulla Terra e anche la dea dell’Oltretomba; come Luna era legata alle fasi, come Terra alle stagioni, come dea dell’Oltretomba presiedeva alla nascita, alla morte e alla vita dopo la morte. Arianrhod è considerata una Dea Vergine e Madre, dunque iniziatrice per eccellenza. Secondo il mito narrato nel Mobinogion, partorisce due figli al re senza conoscere uomo, camminando sul bastone magico di Math. Il primo viene chiamato Dylan, bambino solare divino, Dio del mare, che in forma di pesce ritorna subito nell’oceano, nel grembo della Madre, il vuoto cosmico dove alberga il nostro sé divino. Il secondo Llew Ilew Gyffes “leone dalla mano ferma” viene cresciuto da Gwydion il mago poiché Arianrhod rifiuta di riconoscerlo. La Dea pone tre gaesa, tre prove o comandamenti magici, sul bambino: non potrà avere un nome, delle armi e una sposa di questo mondo. Llew (assimilabile al Dio del sole Lugh) dovrà così usare il suo coraggio, la sua forza e la magia di Gwydion per conquistare dalla madre un nome, quindi essere riconosciuto come figlio, venire propriamente all’esistenza come uomo, una prima iniziazione; ricevere le armi, dunque una seconda iniziazione, quella della vita adulta di guerriero; ed infine una sposa che Math e Gwydion creeranno per lui dai fiori, la Bianca Blodeuwedd, altra Vergine che darà la terza ed ultima iniziazione a Llew: quella della morte e della rinascita spirituale. Arianrhod è dunque Signora del Destino Personale, colei che ci mette alla prova per testare la nostra integrità e farci scoprire quella forza interiore, quella consapevolezza a cui solo nei momenti di dolore e difficoltà riusciamo ad accedere. E’ una madre giusta che ci spinge a realizzare il nostro pieno potenziale, a vivere pienamente ed essere ciò che siamo nate per divenire. Ci insegna che il tempo è circolare, per cui ogni fine non è altro che un nuovo inizio. Il suo mito lega profondamente Arianrhod ad Avalon e alle mitiche isole dei morti dell’occidente celtico, in cui la Dea e le sue figlie accolgono i re morenti. Arianrhod si nasconde, ma quando compare è per porre un ostacolo, per permettere la crescita, nel buio, nel calderone. I suoi simboli sono la ruota d’argento, la spirale, la cornucopia, le stelle, il grano, la spada, il telaio e la civetta.

La Bianca Arianrhod


Questa storia bellissima, che merita di essere letta, è tratta dal Forum di Millestorie http://www.millestorie.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=25516

Arianrhod girò il Triskele tra le dita bianche come la neve. Dalla prima spirale uscì il Cinghiale d'Oro rappresentante la terra ed il mondo materiale. Dalla seconda spirale spuntò il Salmone di Cristallo personificazione dell'acqua degli oceani, dei laghi e dei fiumi. Dalla terza spirale prese il volo il Drago del Cielo con le sue ali d'aria che si tinsero nei colori dell'arcobaleno e del turchese, sulle punte.
Il Cinghiale le chiese il soffio della vita cominciando a girare la ruota d'argento. Il Salmone volle l'elisir della fertilità. Il Drago desiderò il respiro dell'etere potendo giungere all'alba e nel cuore della notte.
Appoggiò l'indice sulla prima spirale, Ceugant, il mondo degli Dei.
Il profumo dell'ambrosia le invase le narici mentre la Signora dell'amore faceva germogliare intorno a sé i desideri più dolci e profondi, il Signore dei cieli chiese alle stelle quale fosse il piacere più grande che avessero nell'anima.
Gli fu risposto, la vita e la felicità.
Appoggiò il dito sulla terza spirale, Gwynwydd, il mondo spirituale.
Una grande forza benefica invase le stanze di Caer, il castello delle anime che aspettavano la loro prossima incarnazione.
Miliardi di preghiere si muovevano nell'aria come minuscole ali di farfalla
sussurrando litanie con voci di fate. Le guardò snodarsi come un serpente infinito mentre avvolgevano l'universo per dargli coraggio e respiro.
Mise il dito sulla terza spirale, Abred, il mondo umano, la dimora degli uomini.
''Il mondo dell'illusione,'' pensò.
'' Ogni individuo ha una sua visione personale dell'universo, falsata dalle apparenze, dai sentimenti dell'amore e dell'odio. L'invidia e la gelosia, le guerre, la supremazia sono le forme più comuni del male che manipola la materia e la lega al suo volere.
La ricchezza e la povertà, i pregiudizi e l'immoralità, il conformismo e l'animalità sono i veleni che oscurano la luce divina concessa ad ogni essere umano.''
Passato, presente e futuro si snodavano dal centro del Triskele, uniti in un Continuo Infinito Presente che fluiva incessantemente e dove tutto coesiste. Lasciò l'oggetto facendolo cadere nell'acqua ai suoi piedi.
Dalle spirali fuoriuscirono flussi di potente energia che si diramarono in ogni direzione.

''Il nutrimento
l'essere
il principio
la fine
il silenzio
l'impermanenza
la non dualità
la compenetrazione
l'anima
i cinque sensi
più il sesto.''

Disse a bassa voce.
La prima stella della sera si affacciò nel cielo. Il suo scintillio fece da richiamo a tutte le altre che apparvero una dopo l'altra.
Ormai era giunto il tempo di uscire dalla porta della sera e tra pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso illuminando terra e oceani con la luce del plenilunio.
Due conigli saltavano l'uno di fronte all'altro sulla superficie luminosa del castello.
Il primo vedeva arrivare le anime del mondo, il secondo le vedeva uscire dal ponte principale della bianca dimora.
Arianrhod accarezzò il primo coniglio dicendogli:
'' Trattali bene mio dolce amico, hanno sofferto tanto nella prova umana perchè la carne è soggetta al dolore e la morte li ha spaventati come un incubo che fa paura.''
Poi si rivolse al secondo:
'' E tu mio buon consigliere, dà loro il consiglio migliore affinchè rimanga custodito nella loro anima e li guidi nelle scelte che faranno nella vita. Se non ti ascolteranno, abbi pazienza, una chance sarà stata loro concessa invano.''
La luna piena uscì da dietro le alte montagne scure. Illuminò i mari ed i continenti col suo velo d'argento. Tutti gli animali, le piante e gli spiriti che vagavano ancora sulla terra, si fermarono a guardarla, chiedendole un po' di conforto per le dure prove della vita.
Arianrhod prese la sua lira di cristallo e pizzicando le corde sottilissime dello strumento magico, diede loro granelli di pace facendoli cadere nell'anima di coloro che riuscivano ad ascoltarla. Un dolcissimo incanto legava il cuore di ogni essere che guardandola, riceveva una goccia di balsamo divino per le ferite del cuore.
Gli alberi respirarono a pieni polmoni quell'armonia celeste. Ogni radice, ogni foglia, ogni fiore si inebriarono del magnetismo invisibile che nutrì ogni loro fibra.
Un elfo uscì dal portale del tempo salendo su una roccia alta per guardare meglio la Signora del Castello di Caer, la Bianca Arianrhod che illuminando le notti, culla il cuore di uomini, Dei e Semidei. La Madre che regola i liquidi biologici della natura e dei mari regalando alla terra la fertilità della vita.
L'elfo allargò le braccia al cielo e cantando con voce melodiosa, recitò la preghiera di Arianrhod per donare miele divino ai due conigli della Bianca Dama della notte.

''Tre volte
tre giri 
tre cerchi.
Tre fasi
tre stadi
tre anelli.
Nove cicli
nove porte
nove direzioni
acqua e fuoco
terra e aria
anima e vento.
La culla della nascita
la custode della morte
ventotto semi da dividere
uno dopo l'altro.
Il velo del mistero
lo scrigno del silenzio
Crescente, Piena e Calante
come le fasi dell'esistenza.
La sfera rotola nella notte
la ruota d'argento gira senza fine.
Ogni razza trattiene il suo nutrimento
e quando il suo tempo è finito
lascia il bozzolo 
per tornare nel suo ventre.
Tre nodi
tre lodi 
tre battiti di mano.
La Quercia e la Betulla
prendono linfa dalle stelle.
Finchè ci saranno gli alberi
ci sarà anche il genere umano
figli, padri, madri, amici e nemici
del segreto della vita.
Dietro la porta del castello
c'è la fonte degli elfi
idromele ed ambrosia 
sono il sangue che scorre loro dentro.
Tre chicchi
tre spicchi
tre petali di trifoglio
ogni giorno 
sia un tuo sospiro
ogni notte
una magia in più
dall'universo ad ogni cuore sveglio.''

Quand'ebbe finito, il piccolo elfo si sedette sulla radice di un frassino e prendendo da una tasca il suo piffero magico, si mise a suonare dolcemente. Tutti gli animali del bosco gli si fecero intorno e lasciandosi cullare da quelle note di miele guardavano la luna piena e lasciavano volare intorno ad essa i loro sogni.
Arianrhod allungò una mano verso di lui e sfiorando il suo berretto verde, lasciò cadere sul suo capo un pizzico di polvere di luna. L'elfo diventò un magnifico unicorno alato che galoppando sull'acqua del fiume prese il volo andandosene in giro tra le stelle. Ogni cometa, ogni asteroide e pianeta lo vide correre e volare con le ali della felicità attaccate dietro le possenti spalle e di lui serbarono un bellissimo ricordo quando la notte finì e l'elfo ritornò nel suo regno fatato.

mercoledì 24 aprile 2013

Beltane (1 Maggio)


"Presto, presto, il primo maggio è arrivato,
il tempo dell'amore è cominciato!"

"Beltane" significa "fuoco di Bel" e si riferisce ai falò che venivano accesi dai Druidi in onore del Dio celtico Bel, Beli, Beleno o Belenus. Egli è il Dio celtico della luce, del fuoco e della guarigione, aveva sì le qualità del sole ma non era prettamente una divinità solare, non essendo i celti specificatamente devoti del Sole che consideravano una divinità femminile. La festa è carica di simbolismi solari e ignei. In questo giorno venivano bruciati i fantocci antropomorfi in vimini. Questo giorno segna l’inizio del ciclo diurno e solare, il momento in cui il bestiame si avvia al pascolo. È parimenti una festa sacerdotale della massima importanza, in cui il re supremo d’Irlanda riaccendeva il fuoco sacro insieme ai suoi druidi e si festeggiava con giochi e banchetti.  Beltane è anche conosciuto come la Vigilia di Maggio, il giorno di Maggio e la notte di Valpurga. I raccolti sono benedetti per l'anno che verrà e danzare attorno al fallico palo di maggio è una tradizione che ancora esiste in molti luoghi. La fertilità esplode dal guscio che una volta lo conteneva e il verde della terra sta velocemente ritornando ai nostri occhi. Nella vecchia Europa, interi villaggi celebravano Beltane scappando nei boschi per fare del sesso libero. Qualsiasi bambino fosse stato concepito durante questa occasione veniva considerato figlio degli Dei. Questi "matrimoni silvani" erano atti di magia simpatica che si credeva avessero un effetto positivo sul raccolto, sugli animali e su loro stessi. Veniva eletta una regina ed un re di Maggio per condurre i festeggiamenti. Rappresentavano infatti il Dio e la Dea in terra. Tradizionalmente, la regina di maggio cavalcava un cavallo bianco, mentre il re, uno nero. Il re di maggio era anche chiamato "il signore del palo di maggio", mentre la regina "vergine madre". Venivano incoronati con fiori e la giornata di festeggiamenti  era seguita da una notte di amore. "I matrimoni di maggio" che accadevano questa notte, potevano durare un anno e un giorno o solo dal tramonto all'alba. La fertilità del raccolto è un tema importante in questo Sabba. Le scope venivano cavalcate come cavalli attraverso i campi dalle donne, in un simbolico rito di fertilità. Il Palo di Maggio era la parte centrale della celebrazione e sopra portava una ghirlanda. Il palo rappresentava le forze maschili e la ghirlanda quelle femminili. Gli uomini rincorrevano a cavallo le donne, cercando di prenderle, come Pwyll che rincorre Rhiannon (Lei non poteva essere presa se non voleva). Il palo era solitamente il pino che era stato decorato a Yule con la maggior parte dei rami rimossi. I nastri venivano attaccati nella parte superiore ed erano rossi e bianchi: il rosso del Dio e il bianco della Madre. I partecipanti avrebbero iniziato a danzarci attorno: gli uomini tenendo un nastro rosso e le donne quello bianco. Durante la danza i nastri venivano intrecciati per formare un simbolico incrocio di nascita attorno al palo fallico, che  ovviamente rappresentava l'unione della Dea e del Dio.
Il falò era anche una parte del rituale e il fuoco di Beltane era composto dai nove legni sacri ai Celti (betulla, quercia, sorbo, salice, biancospino, nocciolo, melo, vite, abete). I fuochi della casa venivano spenti e venivano riaccesi dal fuoco sacro del rituale. I campi e le case erano benedetti con delle foglie brucianti. Il bestiame veniva fatto passare tra due falò per essere benedetto e per allontanare le malattie. Un'altra tradizione era quella di saltare sul fuoco tre volte per avere buona fortuna. Le coppie avrebbero sancito la loro promessa d'amore, saltando sul fuoco assieme. Si considerava sfortunato essere sposati nel mese di Maggio, il matrimonio sacro era riservato al Dio e alla Dea.

Attività per Beltane
Beltane segna l'inizio dell'estate ed è un tempo per festeggiare, celebrare e gioire. E' un momento per guardare avanti, al futuro e per prepararci ai mesi caldi che verranno. E' anche tempo d'amore e fertilità. Nella tradizione celtica, i due grandi festival dell'anno solare sono Samhain e Beltane, la celebrazione della morte e della rinascita, rispettivamente. E' anche un momento di conoscenza profonda del sé e di sviluppo del proprio potenziale, nella ricerca di una crescita personale. 
La prima mattina di maggio viene considerata magica per le acque ( rugiada, fiumi, cascatelle ), esattamente come per la rugiada del 24 giugno. Infatti veniva raccolta e conservata ed utilizzata per fare bagni di bellezza o bevuta per ottenere guarigione. Si dice che la fanciulla che fa il bagno in questa acqua magica sarà bella per tutto l'anno che segue. 
Gli ultimi tre giorni di Aprile le case vanno purificate con fumigazioni di bacche di ginepro. 
Un'altra usanza consiste nel attaccare nastri, o pezzi di stoffa (il colore dovrebbe rispecchiare la natura del desiderio) ai cespugli di biancospino, l'albero delle fate, esprimendo un desiderio, per propiziare amore, fortuna o guarigione.  Lasciate un dono alle fate. 
Indossate abiti dalle tinte pastello, campanellini e fiori. 
E’ il periodo adatto per organizzare un pic-nic o una cena romantica. 
Iniziate a raccogliere le prime erbe da essiccare. 
Cibi adatti per la festa sono insalate, frutti rossi, maiale e manzo, vino, farina d'avena o torte d'orzo. I cibi tradizionali sono anche i latticini e piatti come la crema di calendula ed il gelato alla vaniglia. E’ il periodo in cui si prepara lo cherry e si inizia a gustare l’idromele, o il sidro preparato in autunno. 
E’ il momento migliore per i riti di passaggio. 
Preparate dei sacchetti di protezione per voi e gli amici cari. 
Organizzate una festa e incoronate una regina e un re di maggio. 
Danzate intorno al Palo di Maggio.
Accendete un falò e quando le fiamme si abbassano saltatevi sopra per purificarvi e attrarre buona fortuna.
Fate una coroncina o una maschera di fiori e nastrini per rappresentare la Dea nella sua bellezza. Se siete uomini fate delle maschere fatte di foglie per rappresentare la forza del Dio.



domenica 14 aprile 2013

Danu


Danu sarebbe una Dea Madre, le prove della sua esistenza non sono accertate (consiglio di leggere il post, lunghetto, ma illuminante XD http://spaziosacroaltaredibrigida.blogspot.it/2013/06/le-tuatha-de-danann.html). Il nome di Danu significherebbe “conoscenza, acqua dei cieli”. Secondo il mito celtico il suo trono è collocato nella costellazione circumpolare di Cassiopea. In un mito, riscritto da Peter Berresford Ellis, Danu sarebbe la sposa di Bilè (Bilios, Beli). Secondo il mito fu Danu ad irrigare l’Albero del Mondo (rappresentato da Bilè, il cui nome significa “Albero Sacro”, è quindi un’unione simbolica e feconda tra le due divinità)  e a concedere la vita alla Terra. Dalla loro unione nacque Dagda e Brighid. Molti fanno il parallelismo tra Danu e la gallese Don i cui figli sono: Gwydyon (scienza e luce), Arianrhod (Dea dell’alba, della Luna e delle Stelle, Signora della Via Lattea e custode delle anime), Nudd (Dio del cielo), Amaethon (agricoltura), Gofannon (arte del metallo), Penardun (moglie di Llyr, Signore del mare), Gilfaethwy, Nynniaw e Peibaw. Don era considerata la Dea degli Antenati, La Madre degli Dei, è una Dea antica, di cui si sa poco, progenitrice di tutte le tribù. L’unione della Dea con il Dio della tribù, celebrata nella mitologia e nel rituale tradizionale, rappresentava il legame tra il popolo e il suolo fertile. Peccato però che sia il mito irlandese che quello gallese siano stati oggetto di profonde rielaborazioni letterarie, ragione per cui non è molto agevole mettere in correlazione eventi e personaggi.
Secondo i sostenitori dell'esistenza di Danu, il suo nome avrebbe un'origine dravidica, deriverebbe cioè direttamente dalla Danu indiana. 
Alcune delle più antiche pratiche religiose conosciute vengono da un popolo di origine mediterranea, chiamato Dravidi, insediatosi circa 6.000 - 5.000 anni fa nella Valle dell’Indo, prima ancora di loro vi furono gli Adivasi, una società tribale, di stampo matriarcale e animista. La religione dravidica si fonda sul culto per la Dea Madre, per il dio Shiva, per gli alberi sacri, per alcuni animali quali la vacca e il cobra, e per i simboli sessuali intesi come continuità del genere umano; molto importante è anche il rito della cremazione. La loro religione fu trasportata nei millenni dai mercanti marittimi e da varie correnti migratorie, fino a formare la base dei sistemi pagani di tutta Europa. Le divinità dei Dravidi, ossia Shiva (o Isha) e Shakti (o Uma, Devi, Danu), possono esser visti nella prospettiva di datazione, migrazioni e delle radici tradizionali come i precursori della dualità europea del Signore e della Signora. Si pensa, infatti, che alcune genti di origine indo-europea, si stanziarono nella regione del Danubio e da lì si espansero in tutta Europa all'inizio del 1 ° secolo a.C., giungendo fino all’Irlanda, dove vennero chiamati "Tuatha de Danann" (Le tribù di Danu) perché portarono con sé la loro Dea. Danu, Madre dei Danava, nei Rigveda è la personificazione delle acque primordiali. Viene chiamata la madre di Vrtra, il serpente demoniaco ucciso da Indra. La dea indù Danu è stata la madre degli oscuri Asura gruppo di divinità in contrasto con i luminosi Deva. Mentre nello zoroastrismo, un'altra antica religione indiana gli ahuras (Asura) sono gli esseri buoni e i Deva sono gli esseri malvagi. Probabilmente questa contrapposizione di vedute dipende da contrasti interni tra due o più tribù. La parola sanscrita danu, intesa come "pioggia" o "liquido", viene paragonata all'avestico danu che significa "fiume". In Irlanda, il nome della Dea significa "rapido fluire." La radice "dan" significa invece "conoscenza" in gaelico. In gallese "dan-" significa "terra bassa" o "terra umida". Il nome Danu quindi sembra affine con il sanscrito, "Dana" che significa "le acque del cielo." In indù, Danu significa "sconosciuto". 

giovedì 14 marzo 2013

Belisama

Belisama, il cui nome deriva dalla radice protoindoeuropea "bel" = "luce" e significherebbe  "estate brillante", era la Dea gallica e ligure del fuoco, della saggezza, della forgiatura e dell'artigianato, moglie di Bel/Belenus/Belanu Dio del Sole, uno dei maggiori e più antichi déi europei, associata ad Atena/Minerva, anche lei come Brighid viene spesso raffigurata con un serpente e una scrofa bianca (antichi animali legati alla Dea Madre) e condivide con lei la radice del nome e le caratteristiche tanto da poter affermare che siano la stessa divinità. Il fatto che venga spesso rappresentata con dei serpenti fra le mani, sta ad indicare che era una dea della saggezza e della guarigione. Belisama era anche la Dea delle acque, signora dei fiumi, dei ruscelli e delle fonti sacre a scopo curativo e legato alla fertilità. Altre varianti del nome sono: Belisana, Belisna, Belisma, Belasama, Belesana. Iscrizioni con il suo nome sono state rinvenute dalla Gallia Cisalpina e Transalpina, a sud, sino alle isole britanniche, a nord. La sua pianta sacra era il biancospino e con questo, secondo la leggenda, avrebbe indicato a Belloveso il luogo di fondazione della città di Milano.  Secondo una leggenda nei profondissimi sotterranei del Duomo ci sarebbe un lago, un grande lago circondato da arcate e sulla cui riva ci sarebbe un tempio dedicato a Belisana o alla Grande Madre. Belisama e il suo consorte vengono festeggiati a Beltane, il primo maggio.

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Il primo santuario
La storia della piazza del Duomo non può andare disgiunta da quella del medhelan, “centro di perfezione” o “terra sacra di mezzo”, ossia del grande santuario celtico presumibilmente fondato nel primo quarto del VI sec. a.C., da cui derivò il nome latino di Mediolanum e quello odierno di Milano. 
Un medhelan era un bosco sacro che si trovava, più o meno casualmente, al centro di una serie di coordinate terrestri e astrali, che facevano di esso il luogo ideale per il raduno dei druidi e della popolazione in particolari momenti celebrativi.
Il nostro santuario, destinato alla confederazione insubre, doveva presentarsi come uno spiazzo erboso circondato da alberi che formavano un’ellisse con gli assi di m 443 x m 323 ed era situato intorno a piazza della Scala, lasciando piazza del Duomo a meridione. L'accesso al santuario era garantito da un sistema di sentieri il cui tracciato venne mantenuto anche in età romana e si trasmise fino al XIX secolo; tra i tracciati viari quello che correva immediatamente a meridione del santuario condizionò l'orientamento dei posteriori edifici romani e per conseguenza l'orientamento di quella che sarebbe diventata la nostra piazza del Duomo. Questo tracciato è identificabile con l’attuale corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo, Cordusio e via Broletto, il cui andamento curvilineo è ancora evidente, nonostante lo stravolgimento dell'orientamento operato per la realizzazione della piazza in età sabauda.


Il santuario di Belisama-Minerva
Le costruzioni più antiche rinvenute nell'area di piazza Duomo risalgono a due secoli dopo la fondazione del santuario, quando con la seconda ondata di Galli, conosciuta come invasione guidata da Brenno nel 390 a.C., al medhelan si affiancò il centro della confederazione insubre, secondo la leggenda col nome di Alba. Nonostante manchino reperti per stabilire la qualità delle abitazioni, nell’area di Palazzo Reale e della retrostante via Rastrelli sono stati fatti ritrovamenti databili tra la fine del V sec. e gli inizi del IV sec. a.C. Gli scavi nell’angolo SW di Palazzo Reale hanno restituito a - 5 m di profondità una piccola fornace del V sec. a.C. oltre a tracce di abitazioni non meglio definite.
Da Polibio sappiamo che gli Insubri avevano un tempio dedicato a Minerva, corrispondente alla celtica Belisama o Brigida, la “Luminosa”, che custodiva le insegne dette “inamovibili”. La tradizione locale identifica questo tempio con una piccola cella a base quadrata e forse circondata da un portico rinvenuta da Mario Mirabella Roberti all’interno della cattedrale estiva, con delle misure che si aggirano sui m 17 di lato. 


La cittadella
Il medhelan continuò a sussistere accanto ad Alba e venne più tardi trasformato in cittadella, ossia circondato da un terrapieno rinforzato da palizzate, affinché la popolazione potesse trovarvi riparo nelle emergenze o vi si radunasse in occasione di feste o cerimonie. Aveva pur sempre carattere sacro, finché dall'imperatore Augusto in poi, dopo il divieto dei culti peculiari dei Celti, tale funzione venne gradualmente meno. Nell'antico medhelan si poté allora costruire (sono state trovate tracce di abitazione intorno a S. Fedele), ma avanzava ancora ampio spazio per i raduni, per cui rimase nella memoria collettiva a partire dal medioevo come arengo; il vocabolo pare essere di origine germanica e derivare da "ring" ossia "cerchio", forse per l'abitudine di disporsi intorno a chi parlava, ma nei documenti si chiama anche arenario, chiaramente per la presenza di terra battuta. 


"...E' una delle potenti Matres e quale rappresentazione del potere femminile è intimamente legata al sottosuolo, gli inferi, il grande ventre della Madre da cui nascono tutte le sorgenti. Da citare è la sorgente di Herse ( Francia ) situata nella foresta di Belleme, ovvero Belisama, in cui un'iscrizione latina rivela che era dedicata agli "Dei Infernali" ( da intendere nel senso pagano del termine ). Tra le rappresentazioni più interessanti, alcune statuette votive in cui viene raffigurata come una nobile donna ( elemento generatore - Terra - Acqua ) ornata di corona ( Fuoco - Luce - Regalità ) e coperta da una lunga veste. Il braccio destro è disteso lungo il corpo con la mano aperta, palmo rivolto in avanti. Il sinistro è invece piegato a livello del bacino con la mano semichiusa a forma di coppa. L'intera figura poggia sulla schiena di un uccello simile ad un anatra ( Aria - Acqua )...."






domenica 10 marzo 2013

Il Trifoglio


TRIFOGLIO (TRIFOGLIO ROSSO)
NOME BOTANICO: Trifolium prantense
GENERE: maschile
PIANETA: Mercurio
ELEMENTO: Aria
DIVINITA’: Brighid
POTERI: protezione, denaro, amore, fedeltà, esorcismo, successo.
DESCRIZIONE: Il trifoglio pratense o violetto è senz’altro da tempo una delle leguminose foraggere più diffuse in Europa ed in alcuni Paesi del vecchio continente raggiunge estensioni di alcune centinaia di migliaia di ettari. Ha un comportamento cespuglioso ma può raggiungere i 90 cm. di altezza, le foglie alterne, trifogliate; i fiori, piccoli e tubolari, sono di colore porporino, formano dei capolini sferici circondati dalle foglie.
HABITAT E COLTIVAZIONE: Presente in tutto il territorio Italiano, si trova in prati, pascoli, incolti, è molto resistente  al freddo e preferisce i terreni argillosi dal livello del mare fino ai 2.600 m.
RACCOLTA: Fiori da maggio a settembre. Foglie tutto l’anno.
PROPRIETA’ MAGICHE E CURIOSITA’: E’ un amuleto protettivo e porta fortuna. Il trifoglio è simbolo dell’Irlanda e della Scozia, simbolo della saggezza druidica, associato al triskell e a tutto ciò che esso rappresenta. Il trifoglio bianco si usa contro i malefici. Il trifoglio rosso nelle operazioni finanziarie e per stimolare i desideri sessuali. Spruzzare l’infuso di trifoglio rosso allontana gli spiriti maligni. In generale il trifoglio portato all’altezza del seno destro porta successo in tutte le iniziative. Se messo nella scarpa sinistra allontana il male. Vicino al cuore avvolto in un pezzo di seta blu aiuta a superare le delusioni d’amore.
PROPRIETA’ CURATIVE: Il trifoglio dei prati depura l’organismo sia a livello epatico che intestinale, stimola le difese immunitarie, aiuta nei problemi cutanei. Dal trifoglio si estraggono fitormoni, ormoni vegetali in particolare estrogeni che rallentano il processo d’invecchiamento della pelle; attenuano i disturbi della menopausa come le caldane; combattono l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari e la depressione. Il trifoglio rosso è un rimedio erboristico naturale conosciuto da secoli per i suoi effetti utili sulla fertilità ed uno dei motivi per cui aiuta nei trattamenti mirati ad aumentare la fertilità è che possiede attività simili agli estrogeni, un ormone essenziale nel processo riproduttivo femminile. I fiori, invece, hanno un effetto espettorante, ripuliscono le vie aere, curano le affezioni polmonari, la laringite, la bronchite, la tosse secca e la pertosse. Il trifoglio rosso non è raccomandato per le donne incinte e con condizioni come l'endometriosi, fibromi uterini e tumori del seno, delle ovaie o dell'utero. Non devono assumere trifoglio rosso a causa di possibili effetti estrogenici. E’ sconsigliata l’assunzione del trifoglio rosso anche per gli uomini in caso di carcinoma della prostata, a meno che non sia il medico stesso a consigliare di usarlo. Esistono poche informazioni disponibili su come il trifoglio rosso potrebbe influenzare un neonato o comunque un bambino piccolo, pertanto il suo uso non è raccomandato durante l'allattamento o durante la prima infanzia.
FLORITERAPIA: Il Trifoglio aiuta le persone a restare calme e centrate di fronte alla paura, al panico o all’isteria collettiva. Permette di conservare il proprio equilibrio psichico. Essa viene raccomandata nelle situazioni di emergenza, come disastri, conflitti e catastrofi… Paura. Aiuta a sviluppare: Calma.

Estratto dal mio ebook "Grimorio verde - I Tesori della Terra"

Ostara - Equinozio di Primavera (20-21 Marzo)

Intorno al 21 Marzo cade l’Equinozio di Primavera, momento importante per i popoli antichi perché indicava l’inizio del periodo della semina e l’avvicinarsi della stagione calda. Ostara/Oestara è chiamato anche "Giorno della Signora" o “Alban Eiler”(Luce della Terra), questa festa celebra il ritorno della fertilità della terra. Ostara rappresenta la magia del nuovo inizio, nel meraviglioso equilibrio di luce e buio dell'Equinozio di Primavera. Siamo al Mattino del Mondo, nella luce crescente e chiara che rende i giorni del buio un ricordo che inizia ad annebbiarsi. Nell'equilibrio, e nell’armonia degli opposti ci viene incontro un mondo nuovo, ricco di promesse, di fertilità, di apertura, di possibilità e colori. La Primavera è infatti stagione di espansione, di creatività e di danza gioiosa. 

L'Equinozio è il giorno in cui nell’area mediterranea si commemorava il ritorno trionfante della giovane Dea Kore/Persefone/Proserpina dal buio degli Inferi alla superficie della terra, dalla Madre Demetra/Cerere, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità.
Un altro mito che mostra bene invece l'idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole e mammole. Gli dei, non potendolo resuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde. Dopo l'Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore). Egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l'equivalente dell'Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti.


Secondo alcune mitologie neopagane e wiccan questo è il momento dell’anno in cui si celebra l’incontro della Giovane Dea Vergine, diventata fertile, con il Giovane Dio solare, nato al Solstizio d’Inverno e ormai cresciuto in forza e bellezza. Il loro incontro esprime l’equilibrio degli opposti, l’attimo impercettibile in cui tutto sembra perfetto, bilanciato e in equilibrio. Così come la terra si sta risvegliando dal torpore e dal sonno invernale così anche noi, insieme alla danza degli Dei dell’anno, sentiamo che dentro di noi qualcosa si sta destando, è un momento di grande fermento. Spiritualmente è il momento dei nuovi inizi, della semina di ciò che abbiamo elaborato mentalmente durante l’inverno, programmando e pianificando concretamente le nostre idee per poterle realizzare, è il tempo di liberare le energie creative, produttive e sessuali, permetterci di esplorare nuove possibilità di realizzazione sia a livello fisico che spirituale. E’ il momento dell’innamoramento, del gioco della seduzione, della danza dell’amore, dell’incontro e dell’esplorazione dell’altro, nel potere dell’energia primaverile.
Dee venerate in questo giorno sono: Persefone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Afrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere. Il Dio si trova nella sua forma di Pan, Herne il cacciatore, l’Uomo Verde, Maponus, Angus, Mithras, Odino, Thoth, Osiride. Ad Ostara, così come la Dea è Vergine in fiore, il Dio prende l’aspetto di un guerriero, il campione della Dea, e come alcuni eroi ( Ercole o Artù ), ha 12 fatiche da attraversare, ognuna legata ad un segno dello zodiaco. In alcune rappresentazioni mitiche durante le celebrazioni, il ragazzo che impersona il giovane Dio, danzando attorno al cerchio, si mostra armato con la Lancia del Sole e con le Frecce della Passione e quando interpreta la sua parte, con il permesso della Dea, lancia le sue frecce nel sole e inizia il suo viaggio. E’ il simbolo della giovinezza e dell’istinto della natura. Come per gli altri festival stagionali antichi, questo giorno è stato in parte assorbito dalla Chiesa cristiana ed associato a due giorni importanti. Il primo è la festività dell’annunciazione della benedetta Vergine Maria, che cade il 25 marzo e il secondo, naturalmente, è la Pasqua, che riprende quasi per intero il simbolismo intrinseco della festività antica di origine pagana.

Questo festival prende il nome dalla Dea anglosassone della fertilità e della Primavera, Eostre/Ostara, i cui simboli sono le lepri, l’agnello (simbolo di rinascita e resurrezione divina, e anche legato al segno astrologico dell’Ariete, sotto il quale avviene l’equinozio di primavera), la colomba (simbolo della primavera, dell’amore, dell’anima che s’innalza e del divino femminile), le uova degli uccelli, i semi, la luna nuova, le farfalle ed i bozzoli. Interessante tradizione tipica della Pasqua è, infatti, lo scambio delle uova di cioccolato, in Germania ad esempio vi è l’usanza che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, chiamata Ostern, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”, in Inghilterra si fanno rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto. Questa tradizione è fortemente legata al culto della Dea precedentemente descritta, infatti nelle tradizioni pagane si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio, usanza che dunque collega Eostre alle divinità arboree della fertilità. 

La leggenda narra che un giorno la Dea, mentre faceva giocare un gruppo di bambini, trasformò un uccello in coniglio. Con grande gioia dei bambini, l’animale stregato depose uova colorate. Da questa leggenda traggono origine il coniglio pasquale e il rito delle uova. I Celti associavano la lepre alle Dee della Luna e della caccia. Cacciare questo animale e cibarsene era proibito, eccetto che nel periodo primaverile e di Beltane, quando mangiare la lepre era considerato come un modo per accrescere la fertilità. Nella tradizione buddista le leggende narrano di come una lepre si fosse sacrificata per nutrire Buddha affamato balzando nel fuoco. In segno di gratitudine Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. L’uovo non è scelto a caso ma è da sempre simbolo di rinascita. Per il primitivo raccoglitore e cacciatore la Primavera portava gli uccelli a deporre le proprie uova e dunque ad avere un nuovo sostentamento dopo l’austerità dell’inverno. La stessa deposizione di uova differenti da parte delle diverse specie di uccelli potrebbe portare all’idea delle uova differentemente dipinte che si sono poi tramandate fino ai giorni nostri. Erano disegnati con colori brillanti e con vari tipi di strisce e cerchi che rappresentavano i cicli della vita, morte e rinascita. Il tuorlo dorato rappresenta il Dio Sole, il suo albume è visto come la Dea Bianca e il tutto è un simbolo della rinascita. Il cesto pieno di uova decorate sta ad indicare il grembo fertile della Madre. Sembra che l'uovo sia sempre stato usato come simbolo di fertilità, di vita, di creazione e di rinascita. L’uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, l'ancestrale simbolo di vita. Porta in manifestazione tutto ciò che prima era solo allo stato potenziale. L'uovo che si schiude fa pensare alla neve e ai ghiacci che si sciolgono, liberando la vita che vi scorre all'interno. E’ un simbolo che accomuna molte Dee Antiche. E' interessante anche notare la somiglianza delle forme dell'uovo e delle ovaie, a rafforzare sempre il parallelismo uovo-vita. L'uovo svolge inoltre una funzione funeraria.

CELEBRARE OSTARA
-Molti pagani festeggiavano Ostara accendendo falò all'alba, suonando campanelle, decorando le uova e mangiandole ritualmente, oppure seppellendole come offerta (in questo caso usate colori alimentari).
-E’ il momento adatto per la magia dei semi, che darà i suoi frutti a Lammas o Mabon, e la benedizione dei semi da piantare nel vostro giardino.
-Organizzate un bel pic-nic se il tempo permette e potreste organizzare anche una piccola caccia al tesoro con i vostri amici o i vostri bimbi, dove dovranno trovare le uova decorate o di cioccolato.
-Offrite alla terra del fertilizzante composto da gusci di uovo sbriciolati e residui di caffè e per gli spiriti della natura del miele o dei cristalli.
-Passeggiate nella natura e avvertite il cambiamento in atto.
-In alcune tradizioni Wicca, nella settimana che precede questa festa ogni strega richiama alla mente le eventuali ingiustizie fatte a familiari e amici. Dopo averle scritte su un foglio, cerca per tutta la settimana di riequilibrarle porgendo scuse, restituendo prestiti, e così via. La notte della festa, ogni strega porta la lista e le azioni fatte per riequilibrare karmicamente le cose ingiuste. Nel corso del rito i fogli vengono bruciati, e il debito karmico è annullato.
-La casa può essere decorata con l’abbondanza dei fiori di primavera (comunque non cogliete quelli selvatici per non contribuire alla loro estinzione, o ancor meglio, comprate delle nuove piantine da tenere in casa o in giardino). I fiori e le candele pastello possono essere anche introdotti nel vostro spazio rituale.
-E’ il momento migliore per le “pulizie di primavera”.
-I cibi in tema con il giorno (collegare i vostri pasti alle stagioni è un buon metodo per armonizzarsi con la natura) comprendono quelli fatti di semi, come quelli di girasole, zucca e sesamo, ed anche pinoli. Principalmente le uova, uova sode, torte di miele, i primi frutti di stagione, biscotti, latte e miele. Anche i germogli sono appropriati, visto che sono vegetali a foglia, e verdi.
- Ad Ostara è tradizione fare la danza dell’equinozio. Un gruppo si muove in cerchio in senso orario, un altro gruppo in senso antiorario, per rappresentare l’equilibrio tra buio e luce. Un’altra danza tipica è la “grand allemande”. A coppie, disponetevi schiena contro schiena, toccate con la mano destra la persona di fronte a voi, muovendovi mentre questa si sposta, poi tendete la mano sinistra alla persona successiva e così via.

Incenso per Ostara:
2 parti di incenso; 1 parte di benzoino; ½  parte di noce moscata; ½  parte di petali di rosa; ½  parte di buccia di arancia grattugiata; 10 gocce di olio essenziale di caprifoglio, gelsomino o violetta.

La magia del seme
Sedetevi a meditare sulla vita, sul cambiamento delle stagioni, sulle energie che crescono sempre più forti. Ora pensate a tutti i nuovi progetti su cui desiderate lavorare sopra, o su ciò che desiderate. Prendete un seme per ogni progetto, poggiandoli uno alla volta nelle vostre mani a coppa, concentratevi sui pensieri o sulle visualizzazioni dell’obiettivo che avete in mente (siate sicuri che i vostri desideri siano etici e non causino il danno a chiunque, compresi voi). Quando avete caricato ogni seme della vostra intenzione magica, premeteli in una ciotola di terra, o direttamente nel terreno o nel vaso. Ora tenete la ciotola nelle vostre mani ed immaginate un flusso di luce scorrere dalle vostre palme nella terra, così eccitando i semi.

“Questo seme nella nuda terra vado a piantare
perché questa/o (qualità, progetto, desiderio o altro)) mia/o la/o voglio fare!
Seme, cresci, cresci forte, germoglia, cresci, cresci
(nome) mia/o sarà ,finché positiva nella mia vita
si ramificherà!”

Dovete prendervi cura delle piantine, il desiderio e l’intenzione si manifesterà insieme al processo di crescita della pianta.

-Nimue-

Fonti:
“L’arte della strega” di Dorothy Morrison
Siti:
“La Strega delle mele”
“Il calderone magico”

“Il cerchio della Luna”