Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c'entri Santa Lucia con Brigida, bene, leggendo le tradizioni legate al suo culto non si può non notare una certa somiglianza con il culto della Dea/Santa Brighid, diffuso in passato ampiamente in molte zone del nord Europa. C’è
qualcosa di pagano dietro un culto cristiano. Un’eco lontana legata ai ritmi
eterni della vita dei campi, regolata dalla cadenza eterna delle stagioni. Santa
Lucia, martire cristiana del Quarto Secolo, ha nel nome (e nella data della
festa nel calendario) l’origine stessa del suo culto, che nulla ha a che fare
con la storia vera della sua vicenda, ma la cui radice ci riporta al legame della Santa con la Luce. Eppure, diciassette secoli dopo la sua
morte, Santa Lucia, siciliana, martirizzata a Siracusa, è uno dei simboli della
spiritualità del Nord. La sua festa, lungo tutto l’asse della via Emilia, da
Lodi fino alla Romagna, è legata alle brume di dicembre, ai giorni di ferma
dell’agricoltura, alle fiere, all’anticipo del Natale per i bambini. Lodi,
lontana in questo dalla tradizione della diocesi milanese, più vicina alle
comunità che vivono attorno al Po, ne fa il giorno di festa che anticipa il
Natale. In passato non si attendevano regali né da Babbo Natale, né dalla
Befana, né, tanto meno, da San Nicolao: era Lucia la santa che portava i doni
ai bambini, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre: e siccome arrivava su un
asinello, bisognava lasciare sulla tavola apparecchiata un po’ di cibo per lei
e un po’ di fieno per il suo mezzo di trasporto.
La
leggenda del suo martirio sotto l’impero di Diocleziano ha dell’incredibile,
come un po’ tutte le leggende dei martiri di allora: torturata in molteplici
modi dai suoi carnefici e poi trafitta alla gola con una spada, riuscì comunque
a tenere un lungo discorso edificante prima di morire. La morte, stando alla
tradizione, avvenne per decapitazione. Eppure, nei quadri, nelle immagini che
ritraggono Santa Lucia nelle chiese di ogni parte d’Italia, immancabile è la
rappresentazione della santa con gli occhi sul piatto, su un ramo o nelle mani.
Quasi a identificare come spesso accade il crudele supplizio cui la martire
sarebbe stata sottoposta. Ma non esiste traccia di questo speciale e cruento
martirio prima del Rinascimento. Probabilmente, l’unica cosa che unisce Santa
Lucia, protettrice della vista, agli occhi è il nome stesso. Lucia, come
protettrice della luce degli occhi. Come spesso accade per le festività
religiose, anche quella dedicata a Santa Lucia, nei secoli, ha sopperito alla
necessità del cattolicesimo, trasformato in religione dominante, dopo l’editto
di Milano, sempre nel Quarto Secolo dopo Cristo, di soppiantare le festività
pagane nel cuore e nelle abitudini del popolo. Ma ciò che più interessa è che
la sua festa cada il 13 dicembre, in prossimità del solstizio d’inverno: ossia
nel periodo in cui la durata della luce diurna è la più breve dell’anno, dopo
di che ritorna a crescere e rifiorisce la vita. Il cristianesimo emergente, che
tentava d’imporsi anche assorbendo nel suo culto tradizioni e festività pagane,
associò questa santa alla luce (che ricorda la Dea Lucina) e ne fece un simbolo
della Grazia illuminante: il Sole, che era stato la divinità di molte religioni
pagane, trapassava nella nuova simbologia cristiana. Tanto che Dante,
nella Commedia, immaginò che fosse proprio Lucia, “nemica di
ciascun crudele”, a inviargli Beatrice per guidarlo nel viaggio salvifico nei
mondi d’oltretomba e per strapparlo alla “selva selvaggia” delle passioni
terrene. Così, nel cuore dell’inverno, il giorno di Santa Lucia era
anticipo, promessa della primavera che sarebbe sbocciata solo molti mesi più
tardi. è qui che nasce la tradizione della veglia, oggi trasformata in notte
bianca. Con l’introduzione del calendario moderno, il solstizio cade dieci
giorni più tardi. A pochi giorni dal Natale, festa anche per i pagani, che
dedicarono il 25 dicembre al culto del dio Sole.
1573 NP
St Lucia 1573 NP St Lucia ©Monte Gerlach 2004
La luce,
insomma, tra gli archetipi prodotti spontaneamente dall’immaginario umano, è da
sempre simbolo di vita e di bene, in contrapposizione al buio cui si associano
la morte e il male. Il giorno
di Santa Lucia è una delle feste più sentite in Svezia. Infatti all’alba del 13
dicembre, migliaia di bambine con una veste bianca, una candela accesa in mano
e una coroncina di candele in testa, illuminano il buio inverno
svedese. Le processioni sono guidate da una bambina che impersona
Lucia seguita da damigelle e paggetti che indossano vesti bianche e
cappelli con stelle dorate. Il corteo è chiuso da bambini vestiti come
folletti. È una scena adorabile, con i bambini che cantano canzoni
tradizionali natalizie e illuminano l’oscurità con le loro candele. Lucia e le
sue damigelle donano brioche allo zafferano e biscotti allo zenzero agli
spettatori. Allo stesso modo, la notte di Imbolc, delle fanciulle vestite di bianco con una corona di candele sul capo passavano di casa in casa in processione, facendo le veci della Dea, per portare benedizioni e per riaccendere il fuoco del focolare, spento precedentemente dalle anziane della famiglia per permettere a Lei di riportare la Luce nel freddo inverno. A lei venivano fatte offerte e pronunciate formule di rito.
Per
tradizione si credeva che in questa notte (il 13 dicembre) gli spiriti maligni circolassero
liberamente per le strade ed era usanza rifugiarsi in casa con tutta la
famiglia e restare svegli tutta la notte, illuminando la casa con candele e il
fuoco del camino, per tenere lontane le tenebre e i suoi spiriti. Piano piano
la tradizione pagana si è mescolata con il martiro di Santa Lucia a Siracusa, e
dal 1600 si mantiene la usanza di vestire una donna con vesti bianche e con una
corona di candele sui capelli per scacciare il male. Dal 1800 la
tradizione di Santa Lucia si diffuse in tutto il Paese.
DETTO
TUTTO QUESTO SANTA LUCIA CHI VI RICORDA??? ;)
Nessun commento:
Posta un commento