martedì 14 gennaio 2014
lunedì 13 gennaio 2014
Coppette del risveglio
Queste coppette di yogurt sono un dolce semplice, leggero e delicato, ideale per il banchetto in onore di Brighid. In una ciotola versate mezzo bicchiere di vino rosso dolce, o marsala, la scorza di mezza arancia e un cucchiaio abbondante di miele. Mescolate finché gli ingredienti non saranno ben emulsionati. Aggiungete, mentre mescolate, un bicchiere e mezzo di yogurt bianco non zuccherato e un pizzico di cannella. Servite lo yogurt accompagnato con frutta fresca (more, lamponi, mele, ciliegie, mirtilli, fichi) e con dei biscotti secchi semplici.
Anu/Ana/Anna
In Irlanda Anu, Anna, Anann o Annys, è il nome
della Dea nel suo aspetto di Crona, la strega regina dei morti, la sacerdotessa
primordiale, chiamata la Anna Nera dei misteri proibiti. Ella è la Signora
oscura della saggezza, ha potere sulle tempeste ed è regina dell'Inverno. Con
il nome di Ana, era conosciuta
invece in Inghilterra come colei che presiedeva alle condizioni atmosferiche.
Se la si venerava nel modo a lei più gradito si mostrava benevola, portando bel
tempo e vento leggero e dolce. Se invece veniva ignorata faceva infuriare le
più tremende bufere, impediva ai marinai di ritrovare la via di casa e faceva
sì che i raccolti venissero distrutti. Era quindi vista, in questo caso, come
una fanciulla allo stesso tempo seducente ed infida, gentile ma dispettosa, una
Dea ardente e capricciosa. Mutevole come l’elemento che le era tanto caro,
l’acqua. Ana/Anu è probabilmente l'esito celtico insulare di una dea
indoeuropea dell'abbondanza, della cura e del nutrimento, rappresentata a Roma
da Anna Perenna (Anna significa
“cibo” e Perenna “piena, completa e perfetta”), manifestazione della Luna
Piena; presso i Sanniti da Amma Cerealis
(Ammaì Keriìaì), ma testimoniata fin nella lontana India, dove compare come
Annapurṇa (“piena di cibo”), o Amma (“Madre” nelle lingue dravidiche
del Sud dell’India) non a caso anche l’italica Diana ha un nome composto da “Di”, radice sanscrita che indica la
luce, e “Ana” che indica abbondanza o nutrimento, "An" in lingua
sumera significa "cielo" ciò suggerirebbe che Di-Anna, o Di-Ana significherebbe "Cielo luminoso”, o
“Brillante abbondanza”. Per gli ittiti la Dea aveva nome Hannahanna, ed era la Madre di tutti
gli dèi, oltre che madre della vergine Mari, il cui nome successivamente
divenne Mary/Maria. Anahita, era
invece la dea delle acque e della fertilità secondo i persiani, il cui nome vuol
dire " colei che viene in soccorso, che sta accanto" ed è costituito
dalle componenti accadiche “an” (accanto,
per, verso) e “aḫitu” (fianco,
lato).
In Italia presso i Marsi e i Peligni dell’Abruzzo e altre popolazioni
osco-umbre era Angizia (in latino Angitia o Angita, da “anguis”, serpente; in peligno Anaceta; per i Sanniti era Anagtia).
Dea dei serpenti, della guarigione e della magia, suo era il potere e la
conoscenza delle erbe curative. Le era attribuito il potere di incantare i
serpenti e di guarirne il morso velenoso, capacità attribuite anche alle sue
sacerdotesse. Era anche una Dea della fertilità e della Terra, era invocata infatti
dalle donne con l'attributo di Keria,
voce che richiama il sumero “kur” (terra),
accadico “kerû” (terra
coltivata, orto) e il latino “Cerere” il cui culto in Roma era
abbinato a quello della Terra. Angizia era venerata presso i boschi sacri
ed era collegata probabilmente anche con le forze telluriche, con i poteri
ctoni, con la profezia e
simbolicamente anche con il potere interiore (rappresentati appunto
dal serpente). Secondo Servio Angizia era il nome dato alla maga Medea fuggita
in Italia dopo che il complotto per avvelenare Teseo fu scoperto. Secondo altri
viene associata a Circe, o Kirke, per i romani era Bona Dea. Il culto di
Angizia fu sostituito con quello di San Domenico, portato in processione il 1°
maggio, a Cocullo e a Villalago, in Abruzzo. La prima fase della festa consiste
nella ricerca e nella cattura dei serpenti (tutti rigorosamente non velenosi)
che cominciano ad essere raccolti quando inizia a sciogliersi la neve, da
persone esperte dette serpari. Queste osservano le stesse tecniche
dei serpari antichi anche se allora i rettili venivano posti in recipienti di
terracotta, ora in cassette di legno. La festa ha inizio con la folla che
incomincia a tirare coi denti la campanella della cappella di San Domenico,
all'interno della chiesa omonima. Secondo la tradizione, questa cerimonia
servirebbe a proteggere i denti dalle malattie che li potrebbero affliggere. A
mezzogiorno inizia la processione della statua del santo ricoperta di serpenti
vivi. Ai fianchi della statua del Santo, due ragazze vestite tradizionalmente,
portano sulla testa un cesto contenente cinque pani sacri, questi pani vengono
chiamati “Ciambellani”. In memoria di un miracolo che fece San Domenico, i pani
sacri vengono donati per antico diritto ai portatori della Sacra Immagine e del
gonfalone. Al termine della festa, i rettili vengono riportati al loro habitat
naturale dai serpari. Mentre un tempo venivano uccisi e mangiati, oggigiorno
l’azione è stata sostituita dal consumo di pane intrecciato con lamelle di mandorle al posto degli occhi
e avvolto a ciambella, come un serpente che si morde la coda (ouroboros). Sempre
a Roma era Angerona, raffigurata con
il dito sulle labbra chiuse, Dea del silenzio, protettrice degli amori
segreti, guaritrice dalle malattie cardiache, dal dolore e
dalla tristezza.
Secondo alcuni legata al periodo invernale e al solstizio (la sua festa veniva
infatti celebrata il 21 dicembre “Angeronalia”), In questa interpretazione il
suo silenzio indicherebbe la concentrazione e la meditazione, e la sua voce
interiore che evoca un potente incantesimo per aiutare il sole a ritrovare la
sua forza. Il suo nome potrebbe derivare dalla radice etrusca “ancaru” ,
ad indicare una "Dea della Morte". Angerona era associata anche alla
Dea Ops, o Opi, divinità della fertilità, del grano, della mietitura e
dell’abbondanza, e a Tacita Muta, Dea degli inferi, personificazione del
silenzio. Nella variante Angeronia,
o Diva Angerona rappresenta una Dea
della Volontà e della fortuna. In Medio Oriente la Dea sumera della fertilità,
dell’amore e della bellezza era In-anna,
denominata anche Anunita, per il suo
legame con il dio padre Anu. Secondo alcuni studiosi l’irlandese Anu sarebbe da identificare con la Dea
Morrigan, e la Dea Brighid, nomi alternativi e postumi. Morrigan (il cui nome significa “Grande Regina”) sarebbe da
identificare anche con il personaggio di Morg-ana
del ciclo arturiano, anch’essa legata all’acqua, in quanto Dama del Lago,
Signora dell’isola di Avalon, e
probabile versione romanzata e demonizzata di ciò che in origine era una figura
divina femminile, iniziatrice di misteri e tessitrice dei destini degli uomini,
oltre che dispensatrice di Sovranità. "Anna" infatti è il nome dato alla
sorella di Artù, madre di Mordred, negli “Annales Cambriae” (Gli Annali del
Galles) di Geoffrey di Monmouth, che compare nella “Vita Merlini”, opera dello
stesso autore, come Morgan Le Fay, il cui nome deriva dall’irlandese “Muirgen”
che significa “nato dal mare”e dal gallese “Morcant” che significherebbe
qualcosa tipo “cerchio del mare” (qui ritorna il legame con l’acqua) e
in “Enfaces Gawain” di Malory
come Morgause, che però sembra essere in origine una denominazione territoriale
piuttosto che un nome proprio. Sul continente, il Cristianesimo sembra aver
assorbito questa antica figura, identificandola con Anna madre di Maria e nonna
di Gesù, versioni siriache del Libro di Giacomo si dice che la nonna di Dio non
era Anna, ma Dinah, versione
semitica di Di-Ana . Dinah era l'antenata delle tribù Dinaite che si
stabilirono in Sumeria (Esdra 4:09). Qui si ritrova il suo originario
ruolo di Madre fertile e di Nonna (“Nana” in Frigia, Madre del Salvatore),
Vecchia Saggia, come la dea Anu irlandese, o la Morgana arturiana. Ma ella è
anche Vergine, giovane e libera, splendida come la Dea Ana, Di-Ana, ma anche la
Jana/Iana/Juno delle popolazioni
italiche, Signora della passaggio, il cui mito venne mascolinizzato e
trasformato nel mito di Giano bifronte, oppure i due potrebbero essere fratello
e sorella, i due volti divini, quello maschile e quello femminile.
Quindi si
può ritenere che uno dei più antichi nomi della Dea sia stato Anna. Nel caso di
Sant’Anna è da notare che il suo personaggio non compare nei testi canonici
della Bibbia, ma in testi apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il
più antico è il cosiddetto “Protovangelo di san Giacomo”, scritto non oltre la
metà del II secolo. Nei testi si dice che era sposata con un sacerdote di nome
Gioacchino, la coppia non poteva aver figli, quindi Anna concepì Maria in modo
miracoloso e in tarda età. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne
incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto
felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di
molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le
ricamatrici. Nonostante la scarsità di notizie su Sant’Anna, per giunta
provenienti non da testi ufficiali, il suo culto è estremamente diffuso sia in
Oriente che in Occidente. Quasi ogni città ha una chiesa a lei dedicata, spesso
edificate su luoghi di culto pagani, legati a Diana, o a Giunone.
Anna Perenna è una divinità di cui poco si conosce e quel poco è
avvolto nel mistero. Per alcuni avrebbe un origine etrusca, per altri molto più
antica. Anna Perenna si offre agli occhi moderni di una civiltà ormai
disincantata come una sorta di befana arcaica che ci appare come ciò che resta
della incarnazione di Annapurna, la Grande Madre. “Annapurna” significa «piena
di cibo», colei che nutre, epiteto che si legò nei secoli sia alla Diana di
Efeso dalle mille mammelle che alla Vergine Maria, poi dichiarata «Theotokos»
(generatrice di Dio, non solo di un uomo) proprio ad Efeso, perché generò il
Pane di Vita, il Cristo che offrì Se stesso all’umanità da redimere. È
probabile però che nei secoli il significato reale, vivo e teologico, di Anna Perenna
sia andato mano a mano dissolvendosi, e che il popolo romano abbia unito l’idea
di avere una dea che nutriva e che si occupava dell’intero ciclo dell’anno con
l’etimologia di «annus», facendo di lei una divinità dell'anno ritornante:
durante la sua festa ci si augurava a vicenda di «annare perannareque commode»,
di passare un buon anno fino alla fine, ciò la collega anche alla figura di
Jana, come custode delle porte dell’anno, era anche legata alla Luna Piena e i
suoi culti si svolgevano di notte con danze nei boschi sacri, similmente al
culto tributato a Diana. L’altra etimologia “amnis perennis” (in latino “onde
perenni”) ne fanno anche una divinità delle acque, venerata in una fonte di
Roma. In qualunque modo sia giunta nel Lazio, questa divinità testimonia la
presenza della Dea Madre in tempi arcaici, quando il suo culto legato alla
terra e alla fertilità era sentito e onorato anche in Italia. E’ probabile che
il suo legame con l’acqua sia riconducibile all’antico culto femminile di Anna
Perenna, le cui Sacerdotesse venivano chiamate Ninfe e i cui Misteri sono
tuttora celati.
“Anna Perenna la vecchia che nutre con ciò che ella stessa dona e
preserva la vita,
Anna Perenna che dà inizio al periodo della semina e del raccolto, che
come la luna regola il ciclo dell’anno, che per gli etruschi era divinità che
incarnava la Terra.”